2018 ORCHIDEE a Villa Piovene Pigatti Vicenza

ORCHIDEE –  rassegna d’arte a Villa Piovene Pigatti – Casale di Vicenza

 

Rassegna d’arte  realizzata nell’ Agosto – settembre 2018

Villa Piovene Pigatti – Vicenza, loc. Casale, Strada di Casale, 432

Inaugurazione sabato 4 agosto, ingresso libero

Apertura da sabato 4 agosto 2018 a 30 settembre.

Catalogo in sala

Con il Patrocino del Comune di Vicenza e – AxA artesacravicenza.com

Mostra a cura di AxA Associazioni Artisti Vicenza

 

 

 

Presentazione

Il tenace parterre artistico di Gino Prandina è confluito nella produzione recente intitolata “Orchidee” in mostra a Vicenza in Villa Piovene Pigatti. Ripercorrendo sinteticamente i 40 anni dedicati alla pittura, dopo l’iniziale periodo di formazione e la parentesi simbolista, ricordiamo la ricca produzione di acquarelli su carta dall’inconfondibile tratto ispirato all’ action painting americana o dall’informale italiano degli anni Sessanta. A cavallo del Nuovo Millennio Prandina ha approfondito la poesia Haiku e la tecnica artistico-ideografica giapponese. La sua produzione, definita painting-meditation, dal gesto istintivo-istantaneo assume i tratti della pittografia, ove interagiscono segno e gesto, elemento primario e componente antropologica. I cromatismi preferiti nel periodo si ispirano ai blu di Kline e alla Scuola del Pacifico. Nell’ultimo decennio Prandina ha sperimentato molteplici tecniche, su diversi supporti, semplificando ancora la tavolozza e virando dai colori psichici azzurro-freddi ai colori primari naturali: il rosso, il bianco, il nero. Memore della grande tradizione manierista Veneta, Prandina dipinge anche con il bitume liquido, nelle densità più marcate o nelle sottili velature dorate dalle quali emergono, come da ombre fresche, mitiche immagini antropo-biomorfe. Talvolta sul supporto pittorico veleggiano sottili fogli d’oro zecchino, argento e altri materiali preziosi. Alla luce delle conoscenze tecnico-formali maturate negli ultimi anni l’Autore ha realizzato una serie di dipinti sul tema delle orchidee esposte per la prima volta nell’estate 2017 presso il Palazzo della Cultura ad Asiago; ora sono presentate a Vicenza all’interno di un’antica e nobile dimora, Villa Piovene Garbin Pigatti, che offre la prestigiosa cornice seicentesca alla rassegna d’arte. Il Palazzo, con le sue ampie Barchesse, sembra risvegliato da un lungo sonno: aprendo i portali del salone passante ai turisti e visitatori, offrirà una gradevole pausa nella calura estiva, e il percorso fra le opere di Prandina sarà come la scoperta d’un prezioso giardino orientale. Nella Villa di Casale si potrà ammirare tutta la freschezza dell’architettura veneta tardo rinascimentale, all’interno di un incantevole parco rimasto integro nei secoli.La mostra è dedicata ad una singolare artista novecentesca, Cia Pigatti, che qui nella sua Villa ha dimorato e lungamente dipinto. Le nature morte, i fiori freschissimi e gli scorci paesaggistici che Cia riproduceva con infinito esercizio, trovano oggi nella pittura di Prandina continuità e attualizzazione.

 

TESTI

Nelle stanze sfiorite di Villa Piovene Pigatti a Casale – architettura di pregio del secondo Seicento da tempo disabitata – le orchidee dipinte di Gino Prandina, soggetto dominante della sua riflessione artistica, ridestano la presenza simbolica di una natura incorrotta fermata nella bellezza del momento di esuberante vitalità, come fosse per sempre. Trappole estetiche – le definisce l’artista – che con una gamma cromatica selettiva – Nero catrame, Bianco biacca e rosso lacca – cattura e al tempo stesso restituisce il pulsare del sentimento della vita. Prandina ritrae i suoi fiori, Iris e orchidee, come fossero personaggi viventi che stagliandosi sui fondali saturi di oscurità ostentano un’immagine talmente corporea che la loro energia vitale finisce per sconfinare in una sorta di astrazione. Spirito e materia, mente e corpo insieme, nascita e morte, buio e luce. Dagli esordi informali di lirica gestualità, alle influenze simboliste, per poi ritornare alla forma del reale e all’immagine biomorfa, sempre alla scuola della natura, quella della tradizione manierista Veneta in particolare ma anche della pittura giapponese.”

Floriana Donati

 

“Con velature o colature, spruzzi di colore o tracciati rigorosi, mediante una tavolozza rarefatta, composta dai tre colori arcaici rosso, nero e bianco, l’Autore indaga pittoricamente elementi di natura. L’azione artistica di Gino Prandina è frutto di lunghi studi e ricerche sul segno che cristallizza stratificando tempi lunghi d’osservazione tradotti in sofisticata ricerca estetica e misurata gestualità. Le orchidee sono il tema dietro al quale si nascondono e si rivelano messaggi dal forte tenore antropologico e sensoriale. Le immagini sono plasmate da riverberi di luce ed emergono in superficie come fra spazi freschi e ombrosi. La prima sensazione è quella di un gradevole giardino, a cui succedono altre emozioni e suggestioni. “Sembrano” fiori ma – afferma l’autore – non è questo il tema principale del discorso. Questa rassegna rappresenta una parentesi di approfondimento artistico pur segnato dal l’inconfondibile gesto pittorico di Prandina che, reduce dalla “pittura d’azione” e dedito alla “painting meditation”, qui conferma una gestualità elegante e meditata. L’istintualità si piega al rigore narrativo, le folgorazioni del pensiero alla precisione chiaroscurale, i clamori luministici descrivono apparizioni, le dissolvenze aprono a varchi temporali e spirituali. Simili a pitture primitive, conquiste o ricordi del cammino, le opere sono emozionanti, come incise sulle pareti dello spazio mentale: memoria, esperienza, conoscenza, propiziazione, atto religioso, libertà e narrazione. Gino Prandina dipinge le più emblematiche tra i fiori, le regine esotiche di tropicali territori. La pennellata vibrante sul ritmo lirico dei versi cede alle precise forme delle antichissime specie di orchidee Bletilla Striata, Tigre, Phalenopsys, Irene, Vanda. I petali fioriti espandono le suggestioni di una pittura aperta verso l’infinito. Le orchidee, ingigantite nel formato, rigogliose nell’algida composizione, perfette nella voluttà del segno sinuoso che le rinserra, conquistano per colore la loro “divina” bellezza. Sullo sfondo vitale aprono petali di un bianco incorruttibile, altre scoprono gamme cromatiche tra il nero e il liquirizia, mentre altre ancora, elegantissime, risplendono del più orientale fra i colori, il fastoso ossido veneziano.”

Maria Lucia Ferraguti

 

Biografia

Gino Prandina, pittore, vive a Vicenza. Storico e critico d’arte, dopo gli studi teologici ha conseguito la laurea summa cum laude in Scienze dei beni culturali e la laurea summa cum laude in Discipline Artistiche. Ha esposto in numerose mostre in Italia e all’estero dal 1980, in gallerie, ville e chiese. È consulente artistico nella costruzione, nel restauro o adeguamento di edifici di culto. Opere del pittore sono presenti in Gallerie, Musei e Collezioni private. Progetta gioielli, suppellettili e paramenti religiosi. È consulente all’arte religiosa e iconologia nella formazione degli artisti. He was born in 1961. Living in Vicenza. To his credit numerous exhibitionssince 1980 He has exhibited in Italy and abroad in public and private galleries, preferably in a city environment (such as churches and villas). Artist’s works are in galleries, museums and public and private collections. Designs and creates jewelry and objects of liturgical vestments, in prototype or piece. Currently, in addition to a painter and designer, he is an assistant Associations Artists of Vicenza (AxA), and provides for the training of artists and art events. As an art critic and journalist by the programming of cultural events and art exhibitions. And adviser of the Catholic Church and Italian artists in the artistic and liturgical construction of new churches and for the adaptation of liturgical spaces.

 

Villa Piovene Pigatti – Vicenza, loc. Casale, Strada di Casale, 432

A pianta rettangolare, tra due lunghe adiacenze, la villa sorge al centro di un vasto lotto di terreno agricolo. Il prospetto nord-orientale, rivolto alla strada, e quello sud-occidentale che dà sul parco, in fondo al quale scorre il Bacchiglione, sono sostanzialmente identici. Entrambi presentano un risalto centrale, concluso da timpano triangolare e leggermente aggettante. Al piano terra, rivestito da bugnato e concluso da una trabeazione dorica, si apre il portale ad arco tra due finestre centinate; al piano nobile si imposta un ordine di quattro lesene ioniche che dissocia una serliana con aperture munite di balaustra. Due assi di finestre architravate si distribuiscono in ciascun settore laterale, lasciando spazio ai camini interni il cui comignolo si innalza sopra il tetto. Le finestre inferiori sono separate dalle superiori da un alto tratto di parete piena definito da fasce all’altezza degli architravi e dei davanzali; quelle al piano nobile del fronte meridionale hanno frontoncini alternativamente curvi e triangolari, assenti nel prospetto posteriore. Fitti dentelli profilano il frontone centrale e il cornicione sommitale. Alle aperture del risalto centrale corrispondono all’interno due saloni passanti. Al pianoterra i vari ambienti sono coperti da altissimi soffitti a padiglione; la scala, realizzata in pietra dei colli Berici, è posta tra le due stanze a nord-ovest della sala. Dai fianchi del corpo padronale si dipartono, simmetriche, due lunghe barchesse che si piegano ad angolo retto verso il parco. I portici sono scanditi da archi a pieno centro retti da pilastri e inquadrati da lesene doriche sopra le quali corre una trabeazione a metope e triglifi che riprende quella del corpo padronale. Alcuni archi di quella di destra sono stati chiusi in tempi forse non lontani. Assi regolari di due aperture architravate ritmano i prospetti sulla strada delle due barchesse; quella nord-occidentale è aperta da un arco che immette in un androne d’ingresso al complesso. La villa assunse probabilmente l’aspetto attuale nel secondo Seicento, tuttavia essa sembrerebbe inglobare un edificio preesistente a cui potrebbero appartenere le finestre rettangolari del pianterreno sopra le quali, nella facciata anteriore, si conservano tracce di mezzelune tamponate. Rimane sconosciuto il nome del raffinato architetto, che Cevese (1971) ritiene debba essere ricercato fuori dell’ambiente vicentino e più in particolare in quello veneziano tra gli allievi di Baldassare Longhena. Per quanto riguarda le barchesse, Fasolo (1929) riferisce che esse vennero costruite nel 1657 dal perito Valentino Bertoli, del quale non si conoscono altre opere.

Archivio IRVV 2562 – Cevese

 

Sito

Villa Piovene Pigatti, a Casale di Vicenza, si trova a sue chilometri dal Tribunale di Vicenza, dall’uscita autostradale Vicenza est e dalla Caserma Ederle.
Apertura sabato 4 agosto 2018; agosto e settembre,  anche su prenotazione al numero 329 7393249.
Con il Patrocino del Comune di Vicenza e AxA artistivicenza